Il disastro di Chernobyl
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Il 26 aprile 1986 , poco più di 20 anni fa (mi sono preso qualche giorno di approfondimento prima di scrivervi), l’unita numero 4 della centale di Chernobyl provocò il disastro che viene da molti ricordato come una delle più grandi tragedie del secolo scorso.
Gli operatori della centrale stavano eseguendo una simulazione per verificare il comportamento del reattore in caso di interruzione e poter stimare dopo quando tempo sarebbe entrato in funzione il generatore di gasolio di riserva.
Una serie di errori umani durante le procedure (secondo un primo rapporto) o forse un problema tecnico figlio delle scelte progettuali errate del vecchio reattore (secondo rapporto) portarono la teperatura del nocciolo del reattore oltre 100 volte il valore d’esercizio. Una prima esplosione fu causata dalla sovrapressione dei canali di raffreddamento che distrussero il coperchio del reattore, al quale seguì una seconda esplosione che sparse una pioggia di detriti radioattivi. Subito dopo la grafite a contatto con l’aria diede origine ad un incendio che formò una nube con isotopi radioattivi di iodio e cesio che si diffuse su tutta l’europa dell’est.
A causa di ritardi ed inadeguatezza nelle misure di intervento, l’incendio fu domato solo 10 giorni dopo, da 600.000 valorosi “liquidatori” russi, per lo più militari.
Dopo 4 giorni di silenzio Mosca ammise l’incidente annunciandolo tramite la radio del Cremlino.
Pochi anni fa la IAEA, l’OMS, la FAO, la Banca mondiale ed i governi di Bielorussia, Russia ed Ucraina hanno dato mandato ad un gruppo di ricerca di Chernobyl Forum di fornire un bilancio complessivo dell’incidente che è stato da poco pubblicato.
58 sono i morti riconducibili direttamente all’incidente.
4000 i casi di tumore alla tiroide diagnosticati tra coloro che erano allora bambini. La causa ne sono molto probabilmente le polveri di iodio radiattivo che inseritosi nella catena alimentare tende ad accumularsi proprio nella tiroide. Il tasso di guarigione di questi “bambini di Chernobyl” è vicino al 99%. I casi di morte direttamente legati a questa causa sono 18.
Circa 9000 potrebbero essere in un prossimo futuro i morti per altre patologie tumorali con tempi di latenza maggiori e che in parte devono ancora manifestarsi.
Le immagini tanto raccapriccianti di bambini, piante ed animali deformi mostrate negli anni successivi non sembrano avere “nessuna” relazione con l’incidente, ma essere solo effetto di un maggiore screening sulla popolazione.
Un’ultima emergenza è costituita dalla salute mentale delle persone che sono spesso obbligate a lasciare le proprie case e e si sono trovate ad affrontare la povertà insieme al trauma psicologico dell’incidente. Queste sono state colpite da depressione e ansia con un tasso tre volte superiore a quello medio.
Questo ultimo rapporto ridimensiona molto le stime fatte dai precedenti studi… ma non dev’essere, e putroppo non sarà, un’ordine di grandezza nella misura della tragedia a dover ridurre la stupidità o cambiare le idee di chi pone giudizi “intransigenti”.
Per chi è interessato ad approfondire, dopo tante ricerche e letture, vi consiglio come fonte di nuovo wikipedia che riassume in maniera equilibrata tutto quanto si è detto su Chernobyl… non trascurate i vari link in fondo all’articolo.
http://en.wikipedia.org/wiki/Chernobyl_disaster
Beppe Grillo chiama “nostalgici” coloro che non si rassegnano a sostenere l’utilizzo di fonti di energia nucleari.
http://www.beppegrillo.it/2006/04/i_nostalgici_di.html
Nel frattempo nei laboratori di ricerca (naturalmente non Italiani) si realizzano prototipi di reattori a “neutroni veloci” che utilizzano un processo meno pericoloso e sono in grado di estrarre dalle scorie prodotte dagli attuali reattori una quantità di energia 15 volte superiore a quella già estratta nel primo passaggio.
Questo passaggio inoltre scongiurererebbe in parte il pericolo che dalle scorie venga estratto plutonio-239 che viene poi solitamente utilizzato per costruire armi atomiche.
In Inghilterra, Finlandia, Svezia e Svizzera si progettano e realizzano siti per lo stoccaggio delle scorie che garantiscono il superficie livelli di radiazione minori a quelli che potremmo misurare in un tranquillo paesino situato in una zona ricca di granito.
In Italia continuiamo a produrre rifiuti radioattivi per 500 tonnellate l’anno. E son bastate le proteste del paesino di Scanzano Jonico in provincia di Matera per interrompere l’unico tentativo decente fatto per mettere in sicurezza le nostre scorie e bloccare completamente l’iter messo difficilmente in piedi dal passato governo… da tre anni non si sa più nulla.
Secondo me la priorità al giorno d’oggi è salvare il futuro del nostro pianeta, che per ormai molti è destinato irreversibilmente ad una fase calda sempre più vicina.
Iniziare a tappezzare da oggi di pannelli solari i nostri tetti e costruire pale eoliche in cima ai camini è forse sufficiente a sostenere il tasso di crescita della richiesta di energia mondiale?
I paraocchi di chi continua ad opporsi in modo “intransigente” al nucleare saranno forse parte della nostra rovina… per fortuna succede quasi solo in Italia dove non ci si sogna mai di seguire più di una via alla volta. Solo in Italia sembra che “energia rinnovabile” sia l’antitesi di “energia nucleare” e non un’alternativa di sviluppo parallelo.
Forse il raggiungimento di qualche altra futura catastrofe basterà ad interrompere lo sviluppo forsennato ed insensato della nostra civiltà prima che arrivi la scoperta di una nuova fonte energetica pulita per il futuro.
Leggendo Milan Kundera ieri ho trovato questo passo:
“In greco “ritorno” si dice “nostos”. Algos significa sofferenza. La nostalgia è dunque la sofferenza provocata dal desiderio inappagato di ritornare.”
Sì, in fondo sono un po’ “nostalgico” di quando la temperatura del pianeta era di 1,4 °C più bassa, di quando non si scioglievano i ghiacciai, e gli Tsunami, gli uragani e le alluvioni si potevano contare sulla punta della dita.